Il pane si è ringiovanito grazie all’innovazione e la ricerca di chi lo lavora. Prodotto storico della tradizione, definito “povero” per il basso costo delle materie prime che lo compongono, negli ultimi anni ha ribaltato le classiche aspettative del consumatore.
In particolare, l'ultimo anno è stato l’anno del grano e delle farine biologiche/integrali. Questo alimento è stato capace di mettere d’accordo un po' tutti: pizzaioli, panificatori e pasticcieri hanno infatti dato il via a importanti collaborazioni e sperimentazioni non solo tecniche ma anche di recupero di territori abbandonati.
Infatti, grazie alla nascita dei format “Bakery” sullo stile franco-danese, tantissimi giovani hanno intrapreso un’avventura imprenditoriale in questo settore. Gli stessi giovani hanno ripreso la coltivazione di grani antichi, come per esempio nei campi di grano rivalutati in Abruzzo.
Possiamo definirla la "nuova era del pane". In Italia, uno tra i primi a scommettere su questo prodotto è stato lo chef stellato Niko Romito il quale, dopo tante sperimentazioni e studi sulle farine, ha avviato il progetto "Spazio pane e caffè". Nelle grandi città, dopo il maestro Davide Longoni, hanno intrapreso la nuova via dei panificatori anche tanti suoi allievi. Pensiamo ai panifici Le Polveri, Pavè, Alan Locatelli e micro-panificio Giuseppe Zen.
Il pane diventa così ancora più buono, gli ingredienti ricercati, con uno sguardo alla sostenibilità di consumo molto importante. Infatti, si cerca di vendere forme più grandi per diminuire gli sprechi, grazie anche all’elevata capacità di conservazione dovuta alla bontà delle materie prime utilizzate.
È bello vedere giovani intraprendenti che riescono a modernizzare una filiera così importante come quella del grano e del pane. Forse è proprio ciò che serve al nostro Paese: ricerca e voglia di sperimentare, qualità buone come il pane.