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Non è un Paese per donne?
Non è un Paese per donne
Data pubblicazione: 12 luglio 2021
Una ricerca della Bain&Company mostra le disparità di opportunità di lavoro tra uomini e donne in Italia. Se sei donna guadagni di meno, ma non solo.
Bandi e Opportunità
La cuoca in cucina, lo chef in ristorante
Sai chi è stata la prima persona riuscita ad ottenere tre stelle Michelin, ovvero il più prestigioso riconoscimento al mondo per gli chef di tutto il mondo? La chef Eugénie Brazier (1895-1977). E conosci le due chef italiane che hanno ricevuto questo importante risultato dal 2010 a oggi?
Probabilmente no, perché ormai è diffusa l’idea che il mondo dell’alta cucina sia riservato agli uomini. Ed effettivamente, su 43 chef stellati, in Italia sono solo una decina le donne.
Stesso discorso vale per la finanza. Il quotidiano Le Monde nel 2019 ha condotto un’inchiesta sul sessismo nel mondo dell’alta finanza, da cui è emerso come le professioniste nel settore bancario e finanziario lavorino soprattutto nel comparto delle risorse umane, nella segreteria o nel back office. Negli ultimi anni sta crescendo la sensibilità verso il tema delle disparità di genere nel mondo del lavoro, e spuntano fuori sempre più storie di imprenditrici tenaci e di talenti femminili che riescono a emergere. Ma la situazione non è ancora rosea. A dimostrarlo sono i numeri.
Guadagnare di meno
La politica canadese Charlotte Whitton con ironia affermava che “Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà. Per fortuna non è difficile.”
Aforismi a parte, in Italia un professionista trentenne guadagna in media almeno 1.900 euro in più l’anno rispetto a una sua collega. Se consideri le differenze di stipendio e di posizione tra chi ha tra i 40 e i 50 anni, il divario può raggiungere i 17 mila euro l’anno, e nella fascia d’età tra 50 e 60 anni si può arrivare facilmente a 22 mila annui. Questi dati, riportati dal Sole 24 Ore, si riferiscono a una ricerca della principale organizzazione di liberi professionisti nazionale (Confprofessioni).
Parlando di disparità di genere, lo stipendio è solo una delle prove più evidenti della diversità di trattamento tra donne e uomini. Bain & Company Italia ha chiesto alle dirigenti di più di 40 aziende italiane di rispondere a un questionario sul tema della partecipazione delle donne al mondo del lavoro.
La vetta è più lontana
Sono arrivate più di 5.000 risposte che, purtroppo, hanno reso evidente come l’Italia non sia un Paese per donne. Partiamo da un dato semplice: se sei una donna, hai il +50% di possibilità di perdere il lavoro rispetto a un uomo. Se vuoi diventare amministratrice delegata, poi, avrai una concorrenza molto più agguerrita: solo 1 CEO ogni 10 è una donna in Italia.
Poi c’è l’aspetto del guadagno, ma i numeri parlano chiaro. A parità di impiego e anzianità, in genere le donne hanno uno stipendio del 20% più basso rispetto ai colleghi uomini. In alcuni casi, il divario di retribuzione arriva anche al 40%. Il problema della rappresentanza nel mondo che conta arriva fino alle alte istituzioni: in Parlamento, per esempio, le donne sono circa 3 ogni 10 parlamentari.
Il rapporto di Bain & Company ha anche evidenziato come le professioniste siano maggiormente soggette alle molestie sul lavoro. La media dichiarata è di 1 donna su 5. Visti questi numeri, non sorprendono le scelte ricorrenti di studiare e lavorare, spesso facendo carriera, in altri Paesi.
Il Covid ha poi contribuito ad aggravare la situazione. Dire che sono state licenziate o lasciate a casa molte più donne rispetto agli uomini è minimizzare. I dati alla fine del 2020 parlano di 101 mila posti di lavoro persi. Di questi, 99 mila circa erano occupati da donne.
Perché per le donne ci sono più ostacoli?
I motivi di questo divario? La “questione figli” è ormai una vecchia scusa: l’Italia è il Paese con uno dei tassi di fertilità più basso d’Europa. Questo dato rappresenta il numero medio di figli partoriti da una donna che ha tra 15 e 49 anni. Il valore nel 2020 è stato di 1,28 secondo i dati Eurostat.
E non si può imputare la disparità di accesso al mondo del lavoro neanche all’istruzione o alla preparazione delle donne, che nella maggior parte dei casi è pari o spesso superiore a quella degli uomini.
Servono una vera parità e inclusione
Durante la conferenza di presentazione dei risultati di questa ricerca di Bain&Company è intervenuta Fabiana Dadone, Ministra per le Politiche Giovanili.“Le Istituzioni hanno un ruolo fondamentale sotto il profilo della parità di genere: oltre a supportare attivamente – come previsto dal PNRR - entrambi i genitori nella gestione delle incombenze familiari per poter meglio conciliare la vita professionale, il Governo può e deve dare l’esempio”. E ha aggiunto: “In questi anni, la politica ha iniziato a farlo, prevedendo le quote di genere e una percentuale di rappresentanza femminile. Tuttavia, finché ci sarà necessità di imporre delle quote, vorrà dire che effettivamente non avremo superato questo ostacolo culturale che ci penalizza molto. E finché non ci sarà parità stipendiale e culturale, l’ostacolo rimarrà”.
Per Claudia D’Arpizio, membro del global board della società di consulenza Bain&Company“incentivare la diversità non vuol dire esclusivamente assumere il 50% di donne a tutti i livelli. Vuol dire soprattutto creare le condizioni perché tutti i talenti abbiano le stesse possibilità di accesso alle opportunità, perché l’inclusività si mantenga nel tempo, permettendo a tutti di esprimere il proprio potenziale. Gli avvenimenti degli ultimi anni stanno portando le aziende ad avere un ruolo molto più attivista e a prendere una posizione più forte su questi temi. È arrivato il momento anche per gli uomini di spendersi a favore delle donne: il 70% della ricchezza globale è nelle loro mani, dandogli il potere di cambiare le cose. Ma lo vogliono davvero?”
In occasione della presentazione della ricerca, la società Bain&Company ha lanciato la prima edizione del premio “Women For Women”. Si tratta di una competizione tra quattro associazioni a guida femminile che supportano le donne. Le protagoniste di quest’anno sono state Made in Carcere, Viva Vittoria Opera Relazionale Condivisa, La Forza e Il Sorriso, Dress For Success. Alla vincitrice della sfida di solidarietà è stata offerta una consulenza pro bono dalla stessa Bain&Company.