Il mondo post Covid
La frase ormai diventata cult è: “la pandemia ha cambiato tutto”.
In questi mesi di ritorno alla normalità forse ancora non riesci a percepire quanto la crisi sanitaria abbia modificato il mondo intorno a te, e probabilmente ci vorrà del tempo prima che tu te ne renda conto pienamente. Non si tratta solo delle piccole abitudini quotidiane - mascherine e distanziamento - ma della ricerca di nuove politiche. O almeno questo è quello di cui si discute.
La pandemia ha posto sul tavolo questioni su clima, lavoro, sanità, globalizzazione ed economia. Una crisi come quella che si sta affrontando non può lasciare invariato il mondo che ti circonda, e quando il mondo cambia lo fa anche il pensiero economico. È stato così per la rivoluzione industriale tra il ‘700 e l’800, come per tutte le grandi innovazioni.
Cosa dobbiamo imparare dalla crisi?
Cosa dovresti attenderti come studente di un corso di Scienze Economiche nei prossimi anni? Tra le materie che compongono il piano di studi di questa laurea ci sono Storia del pensiero economico, Geografia economico-politica, Diritto commerciale; un percorso che unisce la filosofia alle materie pratiche, come Ragioneria o Statistica.
Ma si potrà continuare a insegnare modelli economici passati e fallibili? Gli economisti si stanno interrogando su questo punto, e con loro dovrebbe farlo anche chi organizza i programmi dei corsi universitari.
Il capitalismo fallibile
La pandemia ha svelato molte fragilità del modello di sviluppo economico che i Paesi occidentali stanno seguendo (e con loro anche molte economie emergenti). Nel mondo accademico e non solo sta facendo molto discutere la posizione di Gaël Giraud, economista francese, e Felwine Sarr, economista senegalese, esposta nel saggioL’economia indisciplinata. In estrema sintesi, secondo loro gli eventi legati alla crisi Covid-19 dovrebbero portarci a: “riconvertire la produzione, regolare i mercati finanziari; ripensare gli standard contabili, al fine di migliorare la resilienza dei nostri sistemi di produzione; fissare una tassa sul carbonio e sulla salute; lanciare un grande piano di risanamento per la reindustrializzazione ecologica e la conversione massiccia alle energie rinnovabili”.
In un saggio di Giraud, pubblicato sui Quaderni della Civiltà Cattolica, lo studioso sottolinea il fatto che la pandemia abbia dimostrato che l’economia capitalistica è impraticabile senza il sostegno dei servizi pubblici. Questo fatto porterebbe a pensare di creare metodi di produzione e consumo assolutamente nuovi.
A supporto di queste affermazioni c’è un’attenta analisi di come le economie mondiali e locali abbiano reagito all’impatto della pandemia. In particolare, il confronto tra Francia, Italia, America vs Corea del Sud e Taiwan rende chiaro come il privilegiare il privato in ambito sanitario sia stato un fattore determinante nelle differenti gestioni di questa crisi.
Che si sia in accordo o meno con questa loro visione e lettura del mondo post pandemia, la domanda di fondo resta valida: è ora di riconsiderare il modello di sviluppo economico? E se sì, cosa si dovrà insegnare agli studenti e alle studentesse di Economia?