Le tue parole pesano. Il modo in cui ragazze e ragazzi come te si esprimono ogni giorno - a scuola, all’università, sul posto di lavoro, sui social - influenza la realtà e la sua percezione da parte dei singoli individui.
Termini corretti, l’impiego dello schwa - il simbolo internazionale utilizzato nella fonetica per indicare una vocale media, neutra, che a livello grafico si scrive ə - e l’utilizzo dell’asterisco: sono tutti strumenti che aiutano ad abbattere le diversità e aumentare l’autodeterminazione.
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“Il nostro pensiero si conforma sul nostro linguaggio. Se usi determinate parole, il mondo prenderà la forma delle parole che gli dai. Bisogna assumersi la responsabilità di ciò che pronunciamo. Anche perché ci sono parole, frasi, difficili da riconoscere come sessiste.”
Michela Murgia - Scrittrice
Michela Murgia è da sempre una delle principali sostenitrici del linguaggio inclusivo. Non più appannaggio solamente del mondo femminista o della comunità LGBTQIA+, la scrittrice ha per prima introdotto l’utilizzo della schwa in contesti decisamente più istituzionali: puoi facilmente trovare i termini “nessunə” e “tuttə” in alcuni suoi articoli che trattano di politica.
Se vuoi seguirla, puoi farlo sui suoi canali social: @michimurgia su Instragram, @KelleddaMurgia su Twitter e Michela Murgia su Facebook.
Schwa, come si pronuncia?
Usi lo schwa per scrivere i tuoi post o i messaggi con gli amici? Sei proprio sicuro di saperla pronunciare nel modo corretto? Te lo spiega la sociolinguista Vera Gheno.
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“Lo schwa è un simbolo di un alfabeto particolare, che i linguisti usano per assegnare un simbolino per ogni suono esistente nelle lingue del mondo. Si chiama IPA (International Phonetic Alphabet, ovvero “Alfabeto fonetico internazionale”). In particolare, lo schwa indica la vocale media per eccellenza. Cioè, se tu per formare le altre vocali devi muovere la bocca, per fare lo schwa la bocca è a riposo. Come quando uno non sa rispondere. È una vocale indistinta. Quindi se una persona non è maschio né femmina ma è altro, non puoi dire “Tu sei bello” o “Tu sei bella”, ma “Tu sei bellə”. Non è “bel”. Quando tronchiamo le parole ci viene spontaneo emettere questo suono un po’ vuoto, che viene fuori.”
Vera Gheno - Sociolinguista
Facile, vero? Puoi seguire Vera Gheno su IG e Twitter.
Relativismo linguistico, passato o nuova frontiera?
La cognizione - la capacità di pensiero e di conoscere le cose - di una persona può dipendere dalla lingua che parla: è questo il concetto base della teoria del relativismo linguistico. Una tesi secondo molti superata, ma che trova comunque applicazione nel mondo di tutti i giorni.
Da piccolo volevi fare il calciatore? Sentendolo declinare sempre al maschile, è altamente probabile che a perseguire questo sogno sia più un bambino di una bambina.
Se ti interessa l’argomento, continua a seguire G2030, il primo portale istituzionale italiano ad adottare un linguaggio inclusivo!