Come il Covid ha stravolto la vita dei più giovani? A raccontarlo è l’approfondimento ‘’Ragazzi interrotti’’ di Sky tg24. Cinque puntate scavano nelle incertezze, nelle paure e nelle speranze degli studenti che, da Nord a Sud, fanno i conti con la pandemia.
Il format è in onda dal 22 febbraio all’interno di tutte le edizioni del telegiornale, ma disponibile anche sui social, on demand e sul sito di Skytg24.
Nel 2020, così come nel 2021, un computer ti può portare ovunque.
Un computer ti permette di guardare un film come al cinema, di goderti la diretta di uno spettacolo come a teatro, di chiacchierare con gli amici come al bar, di allenarti come in una palestra, ma soprattutto, un computer basta per studiare come se fossi tra i banchi di scuola.
‘’Generazione DAD’’, questa la definizione data per chi deve vivere la didattica attraverso uno schermo, con un’adolescenza inevitabilmente interrotta dalla pandemia.
Mattia, Anita, Marwan, Maria Zeta e Alessia sono i protagonisti e le voci di “Ragazzi interrotti’’.
Nella prima puntata, Mattia racconta ciò che davvero manca della scuola: il conforto dei professori, ‘’persone prima che insegnanti’’, e dei compagni. Questo è l'essenziale umano che non può essere vissuto con la DAD. La solitudine forzata, e con essa tutti i giorni in cui a casa "non ti vesti neanche più", hanno portato Mattia ad abbandonare la scuola.
Mattia non è l’unico ad avere vissuto mesi di crisi. Maria Zeta, nostalgica dei tempi in cui andare a scuola era una cosa normale, racconta del vortice di incertezza in cui sono stati trascinati lei e i suoi compagni dopo l’ennesima chiusura dei plessi scolastici. Ed è per lo stesso motivo che Anita, a soli 12 anni, si oppone alla DAD e protesta facendo lezione con un banchetto davanti la sua scuola, trascinando giorno dopo giorno nuovi compagni di ribellione pacifica.
Le lezioni, con la DAD, si riducono a un semplice ‘’apri Classroom, apri Meet’’, come racconta Marwan, rendendo i ragazzi simili ad automi e distruggendo qualsiasi tentativo di socialità. Con l’aiuto dei compagni del corso di Chimica, materiali e biotecnologie, a inizio pandemia Marwan ha donato 600 mascherine inutilizzate dalla sua scuola, combattendo l’apatia da lockdown facendo del bene.
La didattica a distanza ha sicuramente permesso di non perdere le lezioni, ma ha anche aggravato la situazione di chi a casa non dispone dei mezzi necessari per connettersi, così come degli spazi adatti per concentrarsi sulle lezioni.
La speranza che accomuna Mattia, Anita, Marwan, Maria Zeta, Alessia, è la stessa di tutti i giovani: tornare presto in aula, ripercorrere i corridoi con i compagni, aspettare insieme il suono dell’ultima campanella, e soprattutto rivivere l’entusiasmo del confronto e della socialità con amici e docenti.
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