La storia di Flavio Di Palo
Dall’Italia ad Amazon in USA - La storia di Flavio.
Data pubblicazione: 18 marzo 2021
Studio e Formazione - Bandi e Opportunità - Eventi
Sono Flavio Di Palo, classe 1995, e scrivo da Seattle. Sono di Napoli, dove ho vissuto fino ai 18 anni. Dopo il diploma conseguito al Liceo Scientifico “Pontano”, spinto da un forte desiderio di cambiamento, ho deciso di intraprendere la mia carriera universitaria a Milano, dove ho frequentato la facoltà di Ingegneria Informatica al Politecnico. Dopo la laurea triennale, ho intrapreso un percorso magistrale di doppia laurea tra il Politecnico e la University of Illinois di Chicago. Così, è iniziato il mio approccio con lo studio negli Stati Uniti, dove risiedo tutt’ora e dove svolgo il lavoro di Applied Scientist presso Amazon USA.
Gli studi
Diciamoci la verità: per gli appassionati di numeri e di tecnologia come me, questo è un sogno che si avvera. La Silicon Valley e la rivoluzione digitale che si è avuta negli ultimi 20 anni hanno da sempre stimolato il mio interesse e la mia curiosità. La vita che sto facendo ora era nei miei programmi, o almeno, nei miei sogni. Quando mi si è presentata l’occasione in Amazon, non ci ho pensato due volte. Quasi non ci credevo! Anche perché, specialmente dall’Italia, lavorare per i grandi nomi della tecnologia sembra impossibile. A dir la verità, passati i primi mesi di studio a Chicago, ho iniziato a conoscere ragazzi come me che, una volta laureati, riuscivano in questa impresa. Ho iniziato a crederci e a mettermi d’impegno. Ecco, questa è una cosa che ho riscontrato in America da studente: i giovani credono molto di più nelle proprie possibilità, e di conseguenza senti anche più raggiungibili i tuoi sogni.
Con Amazon non mi sono candidato alla posizione direttamente, anche perché ero ancora molto impegnato nel terminare i miei studi americani e italiani.
Ad agosto 2019, ho presentato una mia pubblicazione a una conferenza internazionale sul Machine Learning tenutasi a Firenze. Lì ho conosciuto un manager di Amazon che si è interessato al lavoro presentato e che stavo portando avanti per la mia tesi di laurea. Da subito mi ha proposto di fare un colloquio di lavoro con loro nei mesi successivi. Incredulo, ho ovviamente accettato e, come mi era stato anticipato, a ottobre sono stato contattato per iniziare il mio percorso di colloqui molto serrati. Per fortuna ho avuto un po’ di tempo per completare la preparazione specifica che è necessaria per riuscire in questo tipo di interviste di lavoro.
I colloqui per queste società, le cosiddette Big Tech, seguono infatti un processo specifico, e sostanzialmente ci sono degli step per cui tutti i candidati si preparano preventivamente. Vengono poste delle domande che sono paragonabili a dei veri e propri “problemi”. Esistono dei libri che ti permettono di prepararti in maniera mirata, un po’ come la classica preparazione per i test di accesso alle facoltà universitarie. Tra l’altro, quando posso, ai giovani che mi chiedono cerco sempre di dare consigli a riguardo, per far sì che riescano a orientarsi e raggiungere i propri obiettivi.
La formazione che ho acquisito in Italia ha inciso tantissimo. Sono stati essenziali gli esami di Data Mining, Machine Learning e Software Engineering tenuti al Politecnico, i cui contenuti hanno coperto molte delle tematiche richieste per il colloquio. La formazione teorica che ho potuto acquisire in Italia è un qualcosa per cui sarò sempre grato al mio Paese.
Sulla teoria le Università italiane sono sicuramente a degli ottimi livelli, ma c’è poco focus sull’aspetto pratico. A mio parere, andrebbero valorizzate di più le internship e le esperienze di lavoro durante il percorso di studi. Spesso nel nostro Paese si ritiene che lavorare durante l'università possa in qualche modo “sporcare” la propria carriera accademica. Al contrario, io credo fermamente che questo tipo di esperienze siano importantissime per chiarirsi le idee su cosa si vuole fare “da grandi”. Se dovessi dare un'opinione basata sulle mie esperienze personali, in Italia manca una migliore sinergia tra Università e mondo del lavoro.
Il lavoro
Il mio lavoro di Data Scientist consiste nello sviluppare algoritmi che sfruttano grandi quantità di dati per ricavarne informazioni utili all’azienda per risolvere specifici problemi di business. Attraverso l'elaborazione dei Big Data, il mio compito è quello di rendere comprensibili le informazioni nascoste nei dati e, in ultimo, di trasformarli in nuova conoscenza e opportunità. Ci sono sicuramente delle criticità. Uno dei casi più noti è stato quello di Cambridge Analytica, nel quale una serie di informazioni sensibili sono state utilizzate per uno scopo negativo. Il problema è aperto e complicato, ma bisogna anche riconoscere il grande valore che questo tipo di tecnologia può avere. Per esempio, ci sono molte applicazioni in ambito medico che permettono, grazie a tecniche di Intelligenza Artificiale, di individuare casi di tumore anche anni prima rispetto alla diagnosi da parte del medico. Credo che nessuna tecnologia sia esclusivamente positiva o negativa, ma che tutto dipenda da come si sceglie di utilizzare il suo potere.
La pandemia
All’inizio ero un po’ in apprensione per il lavoro. Una parte fondamentale di questo è sicuramente l’interazione con il team, soprattutto perché nel primo lavoro si ha anche la possibilità di imparare da persone più esperte, che rivestono un ruolo importante. Erroneamente pensavo che l’interazione virtuale non avrebbe aiutato. Inizialmente non è stato sicuramente facile, soprattutto instaurare un rapporto di collaborazione con i miei nuovi colleghi. Dopo qualche mese, invece, penso che lavorare da remoto non sia poi così male. Amo la libertà e la gestione del mio tempo che solo lo smart working può dare.
Dal punto di vista personale, è stato un anno difficile. In America, oltre alla pandemia, abbiamo assistito a molti scontri. Ho dovuto frenare la voglia di scoprire posti nuovi, avere contatto con persone nuove per non pensare troppo alla lontananza della mia famiglia e di Chiara, la mia ragazza. Anche in questo devo riconoscere al digitale un ruolo essenziale. Gli strumenti che abbiamo oggi, se usati in maniera corretta, possono veramente aiutarci ad affrontare problemi che prima erano un grande peso, come colmare la distanza con i propri cari.
L'Italia
Sono molto riconoscente all’Italia, perché grazie alla preparazione che ho ricevuto sono riuscito a trovare un lavoro che amo e che mi stimola quotidianamente. Al momento sono contento di essere negli Stati Uniti per imparare dai migliori professionisti del settore e continuare a formarmi sul campo. Io vedo questa esperienza in America come qualcosa che completa la mia formazione, ma spero un domani di poter tornare in Italia ad applicare quello che ho imparato negli Stati Uniti per poter dare un contributo al mio Paese.
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